Le origini della Medicina tra foglie, radici e fiori.


Curarsi con la fitoterapia: fra foglie, radici e fiori, scopriamo le origini più antiche della medicina. Sapete perché l' acido acetilsalicilico (comunemente "aspirina" dal suo primo e più famoso nome commerciale) si chiama cosi? 


Il nome stesso svela la storia di questo farmaco antinfiammatorio: già nel mondo antico, presso gli egizi, i sumeri e i greci (ma anche, dall' altra parte del mondo presso i nativi americani) si era scoperto che la polvere estratta dalla corteccia del salice alleviava i dolori e abbassava febbre. La sostanza attiva contenuta nella corteccia del salice, detta salicina, fu isolata dai chimici farmacisti nell' 800 e quindi riprodotta in laboratorio, dando origine al farmaco che tutti conosciamo. Al giorno d' oggi più nessuno probabilmente andrebbe in cerca della corteccia di un salice per abbassare la febbre, eppure è proprio da scoperte come queste, fatte dai nostri antenati, che è nata la medicina e con essa la fitoterapia, che in greco significa "curarsi con le piante". Si può dire, insomma, che nell' antichità le terapie farmacologiche si identificavano con la fitoterapia, con l' impiego di piante le cui foglie, radici o fiori contengono principi attivi benefici. 

A poco poco, la scienza farmacologica ha imparato a riprodurre in laboratorio queste molecole curative, combinarle o a produrne di nuove. 




La fitoterapia, dunque? La fitoterapia resta ancora oggi un' alternativa, almeno in alcuni casi, alla farmacopea "moderna" senza tuttavia rinunciare alle garanzie di sicurezza che un farmaco richiede.
Infatti in Italia i medicinali fitoterapici si acquistano in farmacia o parafarmacia ed esiste una lista di farmaci fitoterapici autorizzati redatta dall' Agenzia Italiana del Farmaco. Per questo motivo, anche se alcuni fitoterapici non hanno obbligo di ricetta, è assolutamente sconsigliato il "fai da te": si tratta sempre e comunque di principi attivi, che possono avere, esattamente come i farmaci di sintesi, effetti collaterali o interazioni, per cui necessario sempre affidarsi al consiglio di un medico che sappia valutare la nostra condizione di salute nel suo complesso (per esempio, l' iperico o “erba di San Giovanni” usato in fitoterapia sia come antidolorifico che per i problemi di ansia, interferisce con l' assorbimento di altri farmaci eventualmente assunti). Quando si parla di fitoterapia, un concetto chiave è quello di “fitocomplesso”, ossia l' insieme di tutti i componenti di un vegetale impiegato per realizzare il farmaco: non solo il principio attivo, dunque, ma anche tutte le altre sostanze contenute nelle parti vegetali che vengono impiegate e che possono a loro volta avere differenti proprietà. A seconda del vegetale utilizzato (pianta, fungo, alga...) e delle sue caratteristiche, i preparati fitoterapici possono avere diverse forme farmaceutiche. Due fra le più comuni sono la tintura madre, ricavata tramite estrazione alcolica (ossia mettendo le parti fresche della pianta in alcol) e l' estratto (che invece parte dalla pianta essiccata, dalla quale, mediante solventi diversi a seconda delle molecole che si vogliono estrarre, si ottiene il principio attivo).

In Italia i medicinali fitoterapici si acquistano in farmacia o parafarmacia ed esiste una lista di farmaci fitoterapici autorizzati redatta dall' Agenzia Italiana del Farmaco.




Tra le applicazioni più comuni della fitoterapia troviamo, per esempio, alcuni disturbi del sistema nervoso centrale come ansia, stress, insonnia, oppure sindromi dolorose che vanno dai dolori muscolari e articolari alla sindrome premestruale, o ancora disturbi gastrointestinali (stitichezza, diarrea, acidità di stomaco). Per esempio, la valeriana ha proprietà calmanti e sedative nei disturbi del sonno, mentre i semi di psillio sono usati in caso di disturbi intestinali li: generalmente il loro impiego è come lassativo naturale, grazie alla presenza di una mucillagine che a contatto con l'acqua aumenta e ammorbidisce la massa fecale, ma possono essere usati anche per il problema opposto, ossia la diarrea, proprio per la loro proprietà di assorbire i liquidi in eccesso nell' intestino. Il già citato iperico, invece, trova applicazione nell'ambito dei disturbi del sonno, ansia e perdita di appetito, mentre sotto forma di olio è usato per curare lividi, dolori muscolari, punture di insetto e piccole ustioni.