Vi siete mai chieste cosa vuol dire essere delle consumatrici consapevoli? Un acquisto consapevole sussiste nel momento in cui poniamo in essere delle scelte responsabili: sostenere aziende che producono beni in un’ ottica circolare dei consumi è un gesto di grande responsabilità ed è senza dubbio una scelta più sostenibile rispetto all’ acquisto compulsivo e inconsapevole. Questo tipo di acquisto, che genera economia, si oppone alla così detta “economia lineare” ovvero al modello economico attualmente in uso nel nostro sistema.
Oggi insieme alla nostra blogger
dott.ssa Laura G.M. Zunica (www.progettoimpattozero.org - pagina
Instagram @laulowimpact) cerchiamo di capire meglio cos' è l'
"Economia Circolare" è perchè è di fondamentale
importanza adottare questo modello per vivere meglio nel rispetto
dell' Ambiente che ci ospita.
L' economia lineare, in maniera - appunto - lineare,
ha origine dall’ estrazione delle materie prime, passando per la
filiera produttiva, fino ad arrivare al consumo e, da ultimo, alla
produzione del rifiuto al termine dell’ utilizzo di quel
determinato bene. Il modello economico lineare, ad oggi, non è più
sostenibile.
La sovrapproduzione di beni e la
velocità in costante aumento a cui essi vengono prodotti e
consumati, genera inevitabilmente una sovrabbondanza di rifiuti che
non siamo più in grado di smaltire in maniera adeguata. E questa
situazione va peggiorando di giorno in giorno.
Il riciclo dei materiali fino ad ora adottato è un buon compromesso per cercare di arginare il problema.
Indubbiamente riciclare si è rivelato per molti
aspetti un ottimo strumento per sopperire alla sovrapproduzione di
rifiuti, tuttavia non è per niente risolutivo. Alla luce di tutto
ciò, la via più sostenibile da intraprendere è senza dubbio quella
un modello economico che sia in grado di recuperare gli scarti
rendendole risorse: l’economia circolare.
Questo modello prende ispirazione
direttamente dal funzionamento della natura e dal suo perfetto
equilibrio: in natura qualsiasi cosa che nasce, cresce e si sviluppa,
una volta al termine del proprio ciclo vitale torna alla terra per
trasformarsi in altro, biodegradandosi. Il concetto di “rifiuto”
è prettamente antropico e sconosciuto alla natura. Nei cicli
naturali, i rifiuti non esistono: qualunque scarto viene reimpiegato
per altri scopi. Il modello economico che si basa sulla circolarità
dei beni, dunque, prevede che già in fase di produzione venga
stabilito quale sarà lo smaltimento del bene al termine dell’
utilizzo. Il reimpiego può essere organico (e dunque tornare nel
ciclo naturale di smaltimento) oppure finalizzato al riutilizzo delle
varie componenti. In questo modo si andrebbe a ridurre in maniera
drastica l’ immissione di rifiuti nell’ ambiente. E si
abbatterebbero, inoltre, molti costi di produzione poiché al
recupero di materie prime verrebbe sostituito il riutilizzo di
componenti già esistenti.
Il punto focale dell’ economia circolare è che - così come accade in natura - viene completamente sovvertito il concetto di “rifiuto” per come lo conosciamo oggi, in quanto ogni rifiuto si trasformerà in una nuova risorsa.
Molte aziende, in un’ ottica di
salvaguardia dell’ ambiente, si stanno già convertendo a questo
nuovo modello circolare. Esistono inoltre molte iniziative che si
occupano di recuperare materiali per trasformarli da scarto in
risorsa ed utilizzarli per la produzione di nuovi beni. Uno dei primi
esempi virtuosi di business circolare e sostenibile è quello di
TerraCycle. L’ azienda che nasce nel 2001 dall’ allora ventenne
Tom Szaky dimostra come sia possibile creare del profitto in un’
ottica completamente sostenibile. L’ idea origina dalla
commercializzazione di un fertilizzante naturale ottenuto dagli
escrementi dei vermi che si creano i rifiuti organici (compost). L’
azienda si è evoluta fino ad arrivare ad utilizzare ogni tipologia
di scarto per creare nuovi prodotti, inclusi i beni più difficili da
trasformare: dalle penne alle lamette per la barba, passando per pile
e medicinali. Iscrivendosi al sito di TerraCycle ( www.terracycle.com ) è possibile
ottenere degli appositi contenitori (Zero Waste Box) appositamente
ideati per il tipo di rifiuto che si intende smaltire e spedirli all’
azienda una volta pieni. L’ azienda paga pochi centesimi per ogni
pezzo consegnato in un’ ottica di guadagno per tutte le parti in
gioco: chi produce il rifiuto ottiene un guadagno economico, seppur
minimo, per qualcosa che comunque avrebbe gettato via. L’ azienda
guadagna materie prime per i propri prodotti e l’ ambiente ci
guadagna in termini di risparmio della dispersione dei rifiuti. Il punto di forza di questo progetto
risiede nel riuscire a rendere vita anche alle tipologie di rifiuti
più difficili, grazie alla collaborazione con laboratori di ricerca
scientifica e tecnologica. Ad oggi TerraCycle è presente in più di
20 paesi del mondo coinvolgendo più di 60 milioni di persone.
Purtroppo in Italia non è ancora presente. Eppure anche da noi
fortunatamente nascono pian piano progetti di eco-business che
recuperano materiali di scarto per dar vita a nuovi prodotti. Uno di
questi è Rifò ( www.rifo-lab.com
), brand di abbigliamento pratese, che recupera vestiti usati e
grazie ad una catergoria di artigiani che si chiama “cenciaioli”
recupera il filato per produrre nuovi capi, in un’ ottica
sostenibile di circolarità.