Donatella Cinelli Colombini: il Brunello di Montalcino e le sue Donne


"Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai.”(cit. Oriana Fallaci) Una donna che ha sfidato se stessa più volte riuscendo sempre a centrare in pieno i suoi obiettivi, attraverso lo studio, la passione ed il coraggio è la Signora del famosissimo Brunello di Montalcino Donatella Cinelli Colombini. E fu proprio per contrastare il luogo comune che i grandi vini avessero bisogno di muscoli e cervelli maschili che Donatella Cinelli Colombini, circa vent'anni fa, decise di creare la prima cantina italiana con un organico di sole donne. 


La sua cantina oggi esporta in 39 Paesi del mondo e i giudizi della critica internazionale sono eccellenti. Fondatrice del “Movimento del turismo del vino” ed il “Trekking Urbano” il volto femminile del Brunello di Montalcino ci racconterà la sua storia lasciando un importantissimo messaggio per tutte le donne imprenditrici che lavorano nella filiera agroalimentare e non solo.


Il vino è sia cultura che territorio. Ci racconti il percorso di vita che l' ha proclamata volto femminile del Brunello di Montalcino.

Sono cresciuta a Montalcino, fra vigneti e tini. Mi sono laureata in storia dell’ arte e mi occupavo di oreficeria medioevale cioè di quei piccoli bassorilievi coperti di smalti traslucidi che, insieme a avori e miniature, costituivano l’ internet culturale del tempo perché consentivano di diffondere le tendenze stilistiche. La persona che mi ha maggiormente influenzato è stata mio nonno Giovanni Colombini, uno dei pionieri del Brunello, una mente fertile che mi ha trasmesso la capacità di avere il pessimismo dell’ intelligenza e l’ ottimismo della volontà come recita la celebre frase di Gramsci. Lui restò in queste terre, mentre tutti gli altri proprietari vendevano, e scrisse un articolo intitolato “La terra muore” contro l’ inquinamento chimico del suolo agricolo mentre c’era un innamoramento generale per i fitofarmaci. Mio nonno fu il primo a creare una rete di importatori per il Brunello mettendo le basi della crescita produttiva e commerciale di questo vino che, fino ad allora, era destinato a pochi appassionati. E’ per i valori che lui mi ha insegnato che ho voluto creare un’ azienda tutta mia per produrre grandi vini di territorio.

"Fu per contrastare il luogo comune che i grandi vini avessero bisogno di muscoli e cervelli maschili che decisi di creare la prima cantina italiana con un organico di sole donne. Oggi esporta in 39 Paesi del mondo e i giudizi della critica internazionale sono eccellenti."




Si sente sempre più spesso dire che le aziende si stanno “femminilizzando” e che le donne stanno assumendo ruoli gerarchici importanti. In alcuni contesti questo suscita meraviglia, dubbio e diffidenza a sostegno del luogo comune che vede la donna che imprende come una donna che ha intrapreso la “scalata sociale”. Cosa ne pensa in merito e cosa l' ha spinta a creare il progetto " Prime Donne" ?

Le cose migliorano ma le donne hanno ancora molta strada davanti prima di raggiungere le pari opportunità con i colleghi maschi. Eppure sono brave!
Il 21% della superficie agricola italiana è diretta da donne e produce il 28% del PIL agricolo. Le donne guidano circa un terzo delle aziende con vigneto ma nei CDA dei consorzi sono meno del 10%. Vent’anni fa, quando creai il progetto Prime Donne la situazione era peggiore. I miei genitori mi avevano affidato due parti marginali dell’ azienda di famiglia per creare la mia. Erano da ristrutturare e per aiutarmi nella start up mi diedero una piccola quantità di Brunello in botte. Avevo bisogno di un cantiniere che accudisse questo vino e telefonai all' Istituto Superiore di Enologia di Siena per avere il nome di un bravo studente da assumere. Mi dissero che erano tutti prenotati ma quando chiesi una enotecnica la risposta fu diversa . Fu per contrastare il luogo comune che i grandi vini avessero bisogno di muscoli e cervelli maschili che decisi di creare la prima cantina italiana con un organico di sole donne. Oggi esporta in 39 Paesi del mondo e i giudizi della critica internazionale sono eccellenti.

Lei porta avanti un' idea di imprenditorialità che mira a valorizzare il ruolo delle Donne nel settore del vino. Qual è la chiave del vostro successo?

Il talento, la competenza e il coraggio di accettare le sfide

Dott.ssa Colombini le è stata conferita la carica di Presidente dell' Associazione Nazionale Donne del Vino. Quali valori accomuna voi donne imprenditrici del settore vitivinicolo e in che modo riuscite a fare squadra?

Attualmente siamo circa 900 e siamo molto attive, sia a livello nazionale che regionale. L’ associazione è percepita come un contesto dove chi ha progetti e voglia di fare, trova chi l’ aiuta a realizzarli. Questo pensiero plurale è una forza enorme così come la solidarietà che non lascia indietro nessuno. Durante il lockdown abbiamo organizzato campagne di sostegno dei winelovers chiusi in casa, il progetto Ganbei per portare materiale sanitario dalla Cina, tutorial per accrescere le nostre competenze, report sui mercati del vino esteri. La risposta è stata enorme e di altissimo livello.

In che modo, secondo la sua esperienza personale e professionale, la figura femminile attraverso il tempo si è caratterizzata come comprimaria e fondamentale nel corso dei vari sistemi di società, in particolare nell’ ambito del settore vinicolo fino ad assumerne un ruolo guida?

Piano prima di parlare di ruolo guida, il potere è ancora saldamente nelle mani degli uomini. Tuttavia le donne hanno la capacità di procedere creando relazioni mentre i maschi ragionano per obiettivi come dice Vincenzo Russo, perchè noi siamo particolarmente brave nella comunicazione e nell’ attività commerciale. I settori dove il vino italiano è più debole rispetto ai competitor esteri ha consentito alle donne di avere uno spazio importante.


"Le mie vigne sono biologiche e faccio di tutto per conciliare la salvaguardia degli edifici e i contesti centenari in cui mi trovo a lavorare con il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni."



La donna caratterialmente è portata a proiettarsi più facilmente verso il futuro, la donna è madre tanto di figli quanto di un territorio che va tramandato attraverso la sostenibilità. Il suo Rosso ed il Brunello di Montalcino in che modo si fanno promotori della valorizzazione dei vitigni autoctoni? Quanto contano per lei i concetti di sostenibilità volti anche a recuperare varietà di vitigni in via di estinzione per creare nuove opportunità?

Le mie vigne sono biologiche e faccio di tutto per conciliare la salvaguardia degli edifici e i contesti centenari in cui mi trovo a lavorare con il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni. Per quanto riguarda i vitigni autoctoni mi sento una loro paladina anche se capisco che non tutte le varietà di vite sono capaci di dare grandi vini. Montalcino è una terra di eccellenza per il Sangiovese che, in quella zona, raggiunge livelli straordinari, quasi magici. Ma io ho l’ orgoglio di aver salvato dall’ estinzione il vitigno Foglia Tonda abbandonato da circa 100 anni. Capire come coltivarlo, vinificarlo e maturarlo ha richiesto anni di lavoro ma ora il vino Cenerentola Doc Orcia a base di Sangiovese e Foglia Tonda ottiene punteggi sopra i 90/100 sulla stampa specializzata USA più influente e ha un mercato di appassionatissimi “tifosi” che la comprano e la ricomprano.

Che cosa hanno in comune il “Movimento del turismo del vino” ed il “Trekking Urbano” entrambi suoi “figli” in quanto trovano in lei la madre fondatrice a livello nazionale?

E’ la tecnica di propagazione che è simile ovvero un evento a rete”, diretto da una regia centrale con il compito di spingere sulla comunicazione, coordinare l’ uso del logo, scegliere il tema dell’ anno e la data. Gli eventi veri e propri, invece,  avvengono nel territorio e lasciano tutti i partecipanti liberi di sbizzarrirsi personalizzando le iniziative. In entrambi i casi dall’ evento, una volta l’ anno, si è poi passati a strutture stabili come le cantine turistiche accessibili tutto l’ anno e i percorsi di trekking all’ interno dei centri storici.

I suoi vini hanno dei nomi fiabeschi come Cenerentola, il Drago e le otto colombe, il Leone rosso, come nascono questi nomi e chi li sceglie?

Li scelgo io e hanno tutti un significato. Nella fiaba Cenerentola è la giovane donna che va al ballo sfidando le sorellastre mentre il vino è una Doc Orcia cioè una denominazione nata nel 2000 fra due sorelle ricche e più vecchie come il Brunello e il Vino Nobile. Chi sa chi sposerà il principe azzurro? Il Drago è mio marito Carlo, unico maschio in una cantina di tutte donne simboleggiate dalle colombe. Il Leone Rampante è invece nello stemma dei miei antenati Socini che costruirono la Fattoria del Colle nel 1592 per vedersela confiscare poco dopo perché si erano schierati con la riforma protestante. La proprietà fu ricomprata nel 1919 dal mio bisnonno Livio Socini e il Leone Rosso è il primo vino che vi ho prodotto con il mio nome.

In che modo s' intersecano concetti come “ sensibilità femminile” e le esigenze d' “innovazione” del mercato?

In un momento in cui le donne stanno diventando i consumatori più importanti questa intersecazione è inevitabile. Finora le donne compravano la maggior parte del vino ma non influenzavano così tanto i consumi premium ora invece il 40% dei corsisti Wset sono donne e il 40% degli studenti dei corsi AIS sono donne. In Asia le donne hanno in mano i punti chiave del mercato e il concorso enologico più importante del Giappone, Sakura, ha una giuria interamente femminile.


Qual è il suo messaggio per le imprenditrici che lavorano nella filiera agroalimentare?

Ora più che mai non arrendetevi, mostratevi coraggiose e guardate a un futuro più lontano. Il nostro talento e la nostra combattività saranno determinanti nei mesi che ci aspettano